#HUMANSofMILANoLTRE

FIORENZO GRASSI
36 anni di Festival, su di me si vedono, ma… ho ballato con Margot Fonteyn!

RINO DE PACE
L’inevitabile accade nel 1986: resto folgorato dalle piroette orizzontali di Louise Lecavalier, dai labirinti grafici di Keith Haring disegnati sulla pelle di Bill T. Jones; dal clima underground da garage newyorchese del Wooster Group che con un Willem Dafoe in erba miscelava suggestioni da Arthur Miller, dalla letteratura psichedelica, da Andy Warhol e Nico, fino a Lou Reed e ai Velvet Underground. Emozioni che come tatuaggi hanno segnato il mio percorso professionale, la mia sensibilità artistica... per non parlare del mio cuore che ancora oggi, dopo 35 edizioni, batte e danza all’unisono con MILANoLTRE!

LORENZO CONTI
MILANolTRE è il suo pubblico e il pubblico è MILANoLTRE: una comunità eclettica e multiforme, sempre in movimento e in continua trasformazione, che ogni anno, sul fare dell’autunno, si raccoglie al Teatro Elfo Puccini per condividere sguardi e aspirazioni, bisogni e desideri, e come in un lungo rito collettivo, tentare col corpo di varcare un confine, anzi confini. Andare oltre, al di là, sempre più lontano, senza paura.

VERONICA PITEA
Perché MILANoLTRE?
Perché dà un senso al ritorno dalle vacanze. Perché mi ha permesso di continuare a danzare anche attraverso il lavoro. Perché soprattutto negli ultimi 10 anni l’ho sentito come un secondo figlio. Perché parlare del festival con i giornalisti e fare uscire i pezzi mi da una carica pazzesca per affrontare poi l’inverno. Perché durante il festival si è tutti così vicini e succedono cose meravigliose. Perché ogni spettacolo mi rende più ricca. Da qualche anno il mio slogan per Milanoltre è “il festival più bello che c’è”.

MELISSA CATTIAUX
MILANoLTRE è per me una bellissima novità e, al tempo stesso, un vero e proprio tuffo nel passato: mi ricorda le prime lezioni di danza. Essere parte dell’organizzazione significa proprio questo: passione, dedizione, perseveranza e rispetto, in un continuo confronto. E tra incontri e sorrisi, impegno e fatica, talenti e piacevoli scoperte, ogni volta che entro in sala mi ricordo perché voglio fare questo nella vita.

GIUSEPPE MARZOLI
MILANoLTRE è incontrare ogni anno il mondo sul nostro palcoscenico, un’occasione per conoscere modi sempre diversi di intendere e mettere in pratica il nostro lavoro, è la ricchezza del confronto e della collaborazione.

MICHELE CEGLIA & ENRICO FIORENTINO
MILANoLTRE è un appuntamento internazionale che ogni anno dà la giusta spinta per iniziare una nuova stagione, garantendo sempre un ricchissimo confronto tra persone da ogni parte del mondo, sia dietro le quinte che sul palco. Una bellissima festa per iniziare l’anno con l’entusiasmo giusto!

MARCO TAGLIAFERRO
Da anni il nostro giro del mondo (e d’Italia) in 20 giorni con tanti piacevoli imprevisti e una serie di stravaganti vicende!
Parola del Direttore di Sala!

ALESSIA RONDELLI
L’emozione degli studenti e delle studentesse che incontrano la danza contemporanea durante le masterclass. Lo sguardo incredulo e concentrato di chi cerca di sfruttare al massimo il privilegio di poter lavorare con coreografi di fama internazionale. Lo stupore e la magia che si sentono in sala quando i ragazzi assistono per la prima volta ad uno spettacolo dal vivo. E poi non possono più farne a meno.
Questo per me è il Festival MilanOltre.

ELIO DE CAPITANI & CRISTINA CRIPPA
Agli spettacoli di MILANoLTRE io ci vado due volte: non perché io vada davvero due volte a vedere gli spettacoli (anche se alcune volte l'ho fatto con gli spettacoli che mi sono piaciuti di più) ma perché ci vado come artista e come persona. La parola più forte che posso trovare per descrivere il mio rapporto con quegli spettacoli è, per quanto riguarda l'artista, "ISPIRAZIONE": sono stato ispirato tantissimo dai lavori degli artisti che dal 1986 ad oggi hanno portato i loro spettacoli in tutte le sale di Milano prima e poi, in particolare al Teatro Elfo Puccini negli ultimi anni; a volte basta un momento, l'inizio di uno spettacolo, il clima che crea, l'attesa magari al buio, con un suono oppure qualcosa di travolgente in un'idea di coreografia corale o un particolare personaggio, un danzatore che mi ha colpito per la sua intensità. Ogni volta è un'ispirazione sul modo di stare in scena, su quello che può esprimere il corpo, su un'idea di regia dato che ci sono coreografi che hanno idee di regia meravigliose. Allo stesso modo ispirazione verso la bellezza, verso l'intensità, verso la drammaticità, ispirazione nella vita verso una concezione dell'esistenza basata su questi spazi, queste zone, queste terre di nessuno che l'arte ci fa abitare. E la danza, o anche altri spettacoli bellissimi di teatro che ha portato nei primi anni MilanOltre, sono proprio questa terra di nessuno dell'arte in cui noi vibriamo e sentiamo vibrare dentro di noi delle corde particolari. E la danza, in particolare, lo fa in un modo diverso (come lo fa la musica) e per uno spettatore cittadino, per un cittadino e per un artista sono due persone che convivono nel vedere gli spettacoli e due pensieri che fluiscono quasi parallelamente nel mio cervello, le emozioni che provo come spettatore e i pensieri e le ispirazioni che provo come artista. Questo è MilanOltre per me, una fonte continua di nuovi pensieri, di stimoli, di sensazioni, di riflessioni e di gioia. Certe volte tantissima gioia. Ci sono spettacoli dove ti alzi in piedi ad applaudire perché ti è stata data una carica di vita da quei corpi che si esprimono con energia e con una intensità inimmaginabile sulla scena. E allora esci con una carica tale che ringrazi l'esistenza stessa della danza nel mondo perché guai se non ci fosse la danza, non danzerebbero le nostre anime dentro di noi.
Elio De Capitani

Ma io devo parlare di lei. Di Louise. L’ho rivista l’altra sera nel suo Stations. Stazioni della metropolitana. Stazioni della via Crucis, che ci affascinano da bambini quanto gli ex voto, che raccontano storie di naufragi e di salvataggi, di sofferenze e resurrezioni. Perché anche chi non crede in dio magari crede nelle storie. E devo parlare del balzo indietro in un passato che ha la bellezza e l’incasinamento che ciascuno attribuisce alla propria giovinezza. 1986, sul palco del vecchio Elfo i LA LA LA Human steps lasciano gli spettatori ubriachi ed entusiasti. Louise gioca con forza spericolata con le sue roulades, tuffi a volo radente che ti tengono col fiato sospeso, temendo lo schianto. Come quando la trapezista stacca le mani. Un circo punk. E la musica, con quelle vibrazioni che uscivano dalle casse e ti rimbombavano nella pancia. Lei, Louise, bellissima, androgina e dolce, forte e allegra, misteriosa, coi suoi baffetti disegnati e la cresta punk. Li incrociavamo, lei e i suoi, in via Ripamonti, dove noi avevamo la sala prove e il magazzino (ora Magazzini Generali, ma non pensate al quartiere com’è oggi) e loro, alloggiati in un bizzarro albergo di periferia (dietro la ferrovia, come dice la canzone), guardavano con curiosità quella Milano non propriamente turistica. Era un’altra di quelle periferie dure e complicate, ma ricche di possibilità. Come i bellissimi capannoni dell’Ansaldo, ancora da bonificare, dove l’anno successivo La Fura del Baus ci diede spettacoli mirabolanti, ma ci fece anche venire l’ulcera, con gli spettatori scatenati che sfondavano gli accessi, riempendo all’inverosimile uno spazio libero pericoloso proprio a causa del sovraffollamento e i possibili effetti di un panico collettivo. Che la compagnia provocava in tutta sicurezza con tecniche da illusionisti (la motosega tagliente privata della lama, il secchio di vernice sostituito da uno pieno d’acqua). Passano 36 anni. Ne passano di vicende, gioie, lutti, mutazioni, destini accettati o presi a cazzotti, ogni incontro ti cambia, cambiamo casa, compagni che restano, compagni che se ne vanno. Chi ha compagni non morirà, dice l’Internazionale di Franco Fortini. E anche noi vecchi elfi siamo vivi, siamo cambiati molto, e invecchiati, e rimasti gli stessi. Pochi anni fa Louise è tornata. Dopo un incidente. Ha mostrato un lavoro tenace, di riabilitazione del corpo, ostico, non bello se non perché era lei, e improbo da spiegare a chi di lei non poteva ricordare nulla, di lei, la donna che danza con Bowie in Moonage daydream. Così quest’anno ero piena di paura e di speranza. Avevo visto bellissime foto. Ed è stata una gioia incredibile, un senso di libertà e di un miracolo che non era ovvio né scontato, ma necessario. Una serenità esplosiva, un’euforia più potente anche dei momenti in cui ansia e tensione si impossessano del racconto. Condivisa io credo da tutti gli spettatori. Quello che Louise Lecavalier fa non assomiglia a nient’altro, ha a che fare con l’unificazione del corpo biologico e psichico, che è tutto per ogni artista e ora sappiamo che non si perde, né con la vita, la salute, la giovinezza. Lei ora ha 64 anni, per gli 80 imparerà a volare. Spero di esserci.
Cristina Crippa

FERDINANDO BRUNI
Milanoltre è un viaggio sempre nuovo e il palcoscenico si apre sul mondo, diventa il mondo. Ci si torna a innamorare ogni volta e ogni volta ci si torna a stupire delle infinite possibilità che il gesto, il movimento, il corpo hanno di aprire nuove strade verso le nostre emozioni, di creare un linguaggio fatto di tante voci che miracolosamente riescono a farsi comprendere, a toccare il nostro cuore e la nostra mente, pur nella loro ricchissima e preziosissima diversità.

SHAHRZAD M.
MILANoLTRE è sempre stato parte della mia formazione professionale, una finestra sul panorama della danza contemporanea a cui affacciarsi per conoscere realtà nuove e godersi quelle più affermate. Nel tempo ho formato il mio sguardo critico e il mio gusto personale partecipando ai laboratori di MIOL VIEW ed oramai è diventato un appuntamento di rito irrinunciabile!

SARA MELITI
Ho cercato nei cassetti del ricordo per lasciare un messaggio nel corso di MilanoOltre. Ritrovo queste parole come una poesia:
"Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica.
Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto,
i libri che hai letto,
la musica che hai sentito,
e le persone che hai amato."
Ansel Adams

ALESSANDRO PAOLONI, STEFANIA BALLONE, LINDA GIUBELLI, MATTEO GAVAZZI
Dal 2016, anno del mio primo debutto a Milanoltre, ho sempre mantenuto una continuità lavorativa e umana con la direzione artistica del Festival fino alla nomina di quest’anno ad artista associata e il coinvolgimento all’interno delle conferenze danzate. Sono molto grata per questa possibilità di crescere, esplorare, e capire al meglio la mia direzione all’interno di un contesto così eterogeneo, prestigioso e importante.
Stefania Ballone

Mi sento profondamente fortunato ad aver vissuto alcune esperienze con il festival Milanoltre e da questa edizione a prender parte alle conferenze danzate. La creatività che si respira durante questo evento è paragonabile a nuova dimensione culturale di umanità e nutrimento dell'anima.
Matteo Gavazzi