La ventesima edizione del festival, intitolata Life is a cabaret! (citando un musical di Bob Fosse), punta ancora una volta i riflettori sulla contaminazione tra forme d’arte. Gli spettacoli che vanno in scena instaurano un dialogo col pubblico sulla società dello spettacolo, sulla comunicazione di massa, sull’essere e l’apparire, non senza un’ironica presa di distanza dai cliché del teatro contemporaneo.
Per quanto riguarda la danza, il coreografo canadese Dave St. Pierre domina questa edizione con La pornographie des âmes, prima parte del Trittico: Sociologie et autres utopies contemporaines, insieme alla spagnola Antonia San Juan con Las que faltaban, la compagnia belga di Kris Verdonck con Duet, le tedesche Marion Pfaus e Felicia Zeller con Rigoletti Story, ma vediamo anche in scena il teatro sperimentale della svizzera Barbara Weber con Mother T Unplugged, della canadese Marie Brassand con Peepshow, mentre dalla Gran bretagna vengono Marc Ravenhill con Product e Tim Crouch con An Oak Tree.