coreografia e regia Salvatore Romania e Laura Odierna
SALVATORE ROMANIA
Coreografo della Compagnia Petranuradanza, propone un linguaggio coreografico versatile ed originale, depurato da ogni affettazione, sostenuto da anni di studio e ricerca sulle possibili origini ed evoluzioni del movimento, in cui il corpo è “testo” e nello stesso corpo è egualmente anche il “contesto”, da esplorare attraverso musicalità e dinamismo corporeo, mai avulso dal contesto scenografico, di sottile importanza evocativa ed impatto emotivo.
É Direttore Artistico del Festival Incontri Internazionali di danza contemporanea e della Rassegna Incontroscena.
Coreografo di opere intense quali “Ma – shalai” ospite Festival Oriente Occidente e premiato da Ismael Ivo al concorso Biennale di Venezia, “Agamennone criminal case” ospite Centro Naz. di Produzione danza Aterballetto, “Sciara” ospite Centro Naz. Produzione Danza Scenario Pubblico ed ancora “L’albero di limoni”, “Infinitamente piccolo”, “Respiro”, ”Frammenti di un discorso amoroso”, “L’ombra del Minotauro”, “Agua”. Ha coreografato ”Prometeo” per la Compagnia Egribiancodanza,”Ge-sto” per il Teatro Nazionale di Kao-siung Taiwan. Danza in Festival internazionali in Italia, Germania, Ungheria, Grecia, Svizzera, Spagna, Polonia, Cipro, Slovacchia, Messico, Lituania, Olanda. Tiene stage in collaborazione con le maggiori realtà della danza internazionale. Danzatore storico della Compagnia Zappalà ed artista associato nel triennio 2015/17 del Centro di produzione Nazionale Scenario Pubblico.
LAURA ODIERNA
Coreografa della Compagnia Petranuradanza, propone un linguaggio coreografico che dalla danza contemporanea si contamina ed arricchisce con l’esperienza in teatro di strada e d’avanguardia e con la danza ed il teatro inclusivi. Impegnata nella diffusione della danza contemporanea, ama trattare dell’indicibile forza di evocazione del linguaggio del corpo, motivo per cui i tratti che caratterizzano il suo lavoro sono precisi, esigenti, ma anche ardenti, con un corpo manipolato, gettato al suolo, accarezzato, vissuto in ogni particolare. É Direttrice Artistica del Festival Incontri Internazionali di danza contemporanea e della Rassegna Incontroscena. Le coreografie più significative “L’isola” Festival Halandri Grecia, “Il lamento di Psiche” Premio Parodos e “Archè (il corpo che svela)” Bando Siae Per Chi Crea e, con S.Romania, “Ge-sto” Premio Taiwan 2011,“Ma – shalai”, “Agamennone criminal case”,“Sciara”. Artista associata nel triennio 2015/17 del Centro di produzione Nazionale Scenario Pubblico. Attualmente lavora alle creazioni 2021 della compagnia Petranuradanza.
percussioni Antonio Moncada
flauti e sax Carlo Cattano
disegno luci Francesco Noè
produzione Associazione Culturale Megakles Ballet
durata 1 ora
Cos’è la libertà? E’ facile darla per scontato se nessuno ce l’ha mai tolta.
Siamo in grado di comprenderla, di definirla, di spiegarla?
Forse in questa sorta di libertà condizionata, che violentemente turba questo tempo, riusciamo a percepirne l’essenza nella sua assenza.
La libertà non ha certezze e non ne da. Essa è possibilità non obbligo, contempla il dubbio, l’errore e i suoi confini sono sottili, mobili. É un virus dal quale ogni essere umano desidera essere contagiato.
L’idea stessa di libertà ci eccita, ci esalta, ci spinge a spiccare il volo, a salpare verso il grande oceano della scoperta. Ma al tempo stesso, l’esperienza dell’assenza di un limite costrittivo, genera inquietudine, ponendoci di fronte all’angoscia della scelta nella consapevolezza della solitudine.
In quell’assenza di confini, in quell’abisso di silenzi, un corteo invisibile di presenze straniere interne viene così risvegliato, scatenando nell’individuo sentimenti di ansia, di terrore, di smarrimento, che lo spingono terribilmente a rifiutare l’esperienza più desiderabile, quale è l’esperienza della libertà. Sorge un nostalgico desiderio dei rigidi confini dai quali era partito.
Diceva Pasolini “Io so questo: che chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene”.
Il terrore dell’essere soli e senza scuse nella responsabilità della libera scelta ci paralizza, facendoci regredire ad uno stadio infantile e masochistico della stessa libertà, delegando la responsabilità della scelta ad altri, poco importa se questi risulta un padre padrone, un padre despota.
Il mondo intero vuole la libertà, eppure ogni uomo ama le sue catene, questo è il primo paradosso e il nodo inestricabile della nostra natura, pochi la desiderano, molti, si augurano solo un padrone giusto. Come un pittore immortala uno splendido paesaggio dentro una cornice, cosi tendiamo ad imprigionare la libertà nei rigidi confini della disciplina.