coreografia Hervé Koubi – Fayçal Hamlat
HERVÉ KOUBI
Artista francese di origine algerina, Hervé KOUBI ha sviluppato la sua carriera come ballerino-coreografo presso la Facoltà di Aix-Marseille, perfezionandosi al Centre International de Danse Rosella Hightower a Cannes, e all’Opéra de Marseille. Nel 2000 ha creato Le Golem, primo progetto con la sua compagnia, la CIE HERVÉ KOUBI, ottenendo un rapido successo in tutto il mondo, tanto da essere nominato Chevalier des Arts et des Lettres.
testo Chantal Thomas – Hervé Koubi
versione italiana di Rino Achille De Pace con Ezio Sinigaglia
interpreti Badr Benr Guibi, Mohammed Elhilali, Oualid Guennoun, Bendehiba Maamar, Nadjib Meherhera, Houssni Mijem, El Houssaini Zahid
musica Diana Ross – Oum – Chants traditionnels russes/russian traditional songs
musiche originali Stéphane Fromentin
arrangiamenti Guillaume Gabriel
disegno luci Lionel Buzonie
costumi Guillaume Gabriel
produzione Compagnie Hervé KOUBI
coproduzione Centre Chorégraphique National de Créteil et du Val de Marne – Compagnie Käfig / Théätre de Cusset – Scène conventionnée – Scène régionale d’Auvergne.
con il sostegno di Channel – Scène Nationale de Calais / Conservatoire de Calais / Conservatoire de Musique et de Danse de Brive-la-Gaillarde / Ecole Supérieure de Danse de Cannes – Rosella Hightower / CDEC – Studios actuels de la danse de Vallauris / Ville de Vallauris / Conservatoire de Calais.
con il supporto della Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea
durata 55 minuti
Il genere è scritto nei nostri geni? No! Così Hervé Koubi si chiese cosa significasse per un ragazzo, per di più arabo, ballare. La risposta è Boys don’t cry – I ragazzi non piangono.
Questa è la storia di un ragazzo che odia profondamente il calcio e adora appassionatamente la danza. Il coreografo franco-algerino offre a sette giovani ballerini autodidatti l’opportunità di mostrare il loro virtuosismo, tra hip-hop, street dance e danza contemporanea. Un pezzo che si scontra con i condizionamenti sociali relativi a una certa teoria di genere secondo la quale le ragazze cuciono, mentre i ragazzi giocano a calcio.
Boys don’t cry nasce a partire da un testo scritto appositamente dalla storica e scrittrice francese Chantal Thomas, allieva di Roland Barthes, dirigente di ricerca al CNRS, vincitrice del prestigioso premio letterario Prix Femina nel 2002 e da gennaio 2021 entrata a far parte dell’olimpo dei grandi dell’Académie Française.
Il testo racconta di un’improbabile partita di calcio, di un parco giochi e della danza, facendone il pretesto per una riflessione nostalgica, divertente e tenera su cosa significa danzare se sei un ragazzo, specialmente quando vieni dal Nord Africa e dal mondo arabo.
Senza cadere negli stereotipi del ballerino che, fin da giovanissimo, non solo preferisce la danza al calcio, ma odia visceralmente questo sport a causa della violenza che genera, la creazione intende dare voce a tutti quelli a cui viene imposto qualcosa a cui si oppongono. La pièce si concentra sul sentimento, conscio ma anche inconscio, del giovane che soffre perché costretto a scuola non solo a giocare a calcio, ma anche ad amare questo sport. Lo spettacolo approfondisce la questione del sacrificio di sé, attraverso l’abnegazione del ragazzo che deve compiacere la propria madre. E, soprattutto, Boys don’t cry è la sublimazione di un certo “farsi violenza” attraverso la gioia trascendente e dunque liberatoria della danza.
Lo spettacolo offre dunque un terreno sul quale affrontare e sconfiggere alcuni clichés tipici di un mondo in cui prevale l’idea: “taglio & cucito per le ragazze e partita di calcio per i ragazzi”, volgendo uno sguardo tenero e nostalgico a un’infanzia in cui la via predestinata non è sempre quella desiderata.
Una danza per sé stessi, un’ode alla famiglia, un’affermazione del cuore, la comprensione dell’amore.