Sala Fassbinder
ore 19:00
♦ abbonamento valido solo per la replica del 9 ottobre
FRANCESCO MARILUNGO
Attento al rigore compositivo di matrice RTC (Real Time Composition), focalizza il suo interesse nella creazione di atmosfere, frutto della giustapposizione di immagini strutturate su piu livelli di rappresentazione. Nei suoi lavori ricorre al corpo come portatore del duplice valore iconico/narrativo per indagare le figure archetipiche dell’inconscio collettivo con particolare attenzione al perturbante, a tutto cio che e connesso al desiderio interdetto. Il lavoro raggiunge un originale sviluppo in sala prove solo in seguito a un’attenta ricerca che attraversa e coniuga piu campi: dopo aver indagato un soggetto attraverso la scrittura, la lettura, la discussione e la ricerca audiovisiva, traduce attraverso il corpo l’immaginario maturato. In sala sottopone sé stesso e i suoi collaboratori al suono, al silenzio e alla dissonanza, a volte anche sovraccaricando mente e corpo di stimoli, per vedere come questi ultimi reagiscono e quindi raggiungere una visione cinetica del soggetto. Come diretta conseguenza della sua formazione scientifica, i suoi lavori hanno una struttura matematico-cartesiana. Ogni elemento scenico viene considerato come un’entità complessa costituita da una miriade di equazioni che vanno a costituire l’intero sistema della performance.
cast variabile composto da Alice Raffaelli, Roberta Racis, Barbara Novati, Flora Orciari, Agnese Gabrielli
luci e spazio Gianni Staropoli
assistente alle luci Omar Scala
video Gianmaria Borzillo, Francesco Marilungo
costumi Efisio Marras
produzione Körper
in coproduzione con MILANoLTRE Festival e Teatro delle Moire/Danae Festival
in collaborazione con Amat e Comune di Pesaro nell’ambito di “Residenze Marche Spettacolo”,
promosso da Mibact, Regione Marche e Consorzio Marche Spettacolo;
con il sostegno di Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’Arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale); Teatro Petrella di Longiano; Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – Capo Trave / Kilowatt Sansepolcro)
con il supporto di Did Studio / Nao Performing Festival, Gender Bender Festival
con il contributo di Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le arti e la cultura /Compagnia Menhir e Comune di Ruvo di Puglia / Talos Festival; ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore coordinata da L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
con il contributo di MiC – Ministero della Cultura e Regione Campania
progetto vincitore del Premio Prospettiva Danza Teatro 2020
progetto vincitore di Cross Award 2020
durata 50 minuti
Una riflessione sul processo di oggettivazione del corpo femminile e sulle dinamiche di potere spesso associate al mercato del sesso. Un viaggio nel femminile attraverso quella figura che da sempre ne incarna gli stereotipi di genere, la sexworker.
Una danza minimale, un alfabeto stilizzato, rallentato, sospeso. Da un punto di vista più strettamente coreografico, la ricerca sul movimento ha trovato espressione nell’individuazione di qualità che potessero rappresentare metaforicamente il processo di oggettivazione del corpo femminile.
A partire da posture e movimenti capaci di innescare il desiderio nell’immaginario collettivo, le tre danzatrici costruiscono una danza minimale, un alfabeto stilizzato, rallentato, sospeso.
La componente sensuale ed erotica viene completamente annullata da un corpo che man mano perde vita, si fa oggetto, manichino. Il processo di oggettivazione acuito da una voce fuori campo, che attraverso comandi impartiti alle danzatrici, modella in tempo reale la struttura della performance.
L’apparente rapporto di dominio di fatto una relazione molto più articolata, ambivalente, così come ambivalente la relazione cliente-sexworker. “Non c’è un’unica fonte di potere nella prostituzione, questa può essere appropriata e mantenuta dal cliente o dalla prostituta”. La dialettica di assoggettamento e soggettivazione sottile, mobile. Lo sguardo delle danzatrici riporta ad una dimensione intima, alla dimensione di una performance one to one in cui il pubblico viene posto in uno stato quasi voyeuristico.
Lo sguardo della spogliarellista, della hooker, che solitamente si protende verso l’esterno per rivolgersi e arrestare il cliente con l’ambizione di un guadagno monetario, in Party Girl si connota di una sfumatura intimista ed apre le porte verso un mondo interiore, umano, che si contrappone all’apparente disumanizzazione che il corpo sta subendo. In scena tre televisori: reperti abbandonati che trasmettono video di paesaggi, strade, night club, appartamenti privati, luoghi di frontiera in cui tutto ciò che non è ‘lecito’ può trovare spazio.