Sala Shakespeare
ore 20.30
ROBERTO ZAPPALÀ
«L’Etna, con i suoi borbottii e colori scuri, ispira da sempre il coreografo siciliano, che ha scelto di vivere e lavorare a Catania e qui, con tenacia, ha realizzato la sua Utopia artistica e umana. La sua è stata una metaforica corsa da fondista, di quelle in cui tenacia, fiato, tensione verso il traguardo si sposano a una non comune capacità di resistenza».
Silvia Poletti, The good life
3° step del progetto Transiti Humanitatis
un progetto di Nello Calabrò e Roberto Zappalà
musiche Ludwig Van Beethoven Sinfonia n. 9 op. 125
nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt
coreografie e regia Roberto Zappalà
pianoforte Luca Ballerini e Stefania Cafaro
soprano Marianna Cappellani
interpretazione e collaborazione alla costruzione i danzatori della Compagnia Zappalà Danza:
Maud de la Purification, Filippo Domini, Alain El Sakhawi, Marco Mantovani, Sonia Mingo, Gaetano Montecasino, Camilla Montesi, Adriano Popolo Rubbio, Fernando Roldan Ferrer, Claudia Rossi Valli, Alberto Gnola, Valeria Zampardi
testi a cura di Nello Calabrò
scene, luci e costumi Roberto Zappalà
assistente scene e costumi e realizzazione Debora Privitera
assistente alle coreografie Ilenia Romano
direzione tecnica Sammy Torrisi
produzione e management Maria Inguscio
ufficio stampa Veronica Pitea
produzione Scenario Pubblico Compagnia Zappalà Danza -Centro di Produzione della Danza
in collaborazione con ImPulsTanz – Vienna International Dance Festival (Vienna) Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Garibaldi / Unione dei Teatri d’Europa (Palermo) Teatro Massimo Bellini (Catania), con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Siciliana Ass.to del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo.
PREMIO DANZA&DANZA 2015 “Produzione Italiana dell’Anno”
durata 70′
Al suo debutto nel 2015 ha vinto il Premio Danza&Danza come “Produzione Italiana dell’anno”. Del capolavoro di Beethoven, Zappalà non usa la versione originale ma la bellissima trascrizione per due pianoforti di Liszt e la trasforma in un inno alla fratellanza. In scena i danzatori, due musicisti e un soprano. «Un iperuranio limpido dove simboli delle differenti fedi si accumulano facendo da sfondo a dodici danzatori, spiriti danzanti in transito» (Sipario). La danza che si fa sempre più ravvicinata «per esplodere in un ensemble di potente fisicità dove i baci, sull’Inno alla gioia suggellano la perduta e ritrovata armonia dell’umanità. Sono i corpi nei loro fremiti e sussulti, a farsi mappe di ricerca interiore, d’ombra e di luce, di paure e speranze, di tristezza, gioia, violenza, dolcezza. Fino alla conquistata gioia spirituale» (il Sole 24 ore).
Twelve dancers, two musicians and a soprano.
The masterpiece of Beethoven consigned to the pure and energetic dance of Zappalà turns into a hymn
to brotherhood. «A clear hyperuranium where symbols of different faiths accumulate becoming a backdrop for twelve dancers, dancing spirits in transit» (Sipario).